Le Intolleranze Alimentari

È bene distinguere le intolleranze dalle allergie poiché hanno definizione diversa, e allergie agli alimenti o ai farmaci sono disturbi del sistema immunitario e consistono in una reazione esagerata dello stesso verso determinate proteine presenti negli alimenti o nei farmaci. Le intolleranze e le sensibilità, invece, sono reazioni dell’apparato digerente e non del sistema immunitario, a determinate sostanze.

Un articolo pubblicato su J Immunoassay Immunochemistry riporta i risultati di uno studio in cui è stata testata la capacità legante delle Ig G sieriche alle proteine estratte da circa 160 cibi diversi, è stata quindi indagata la reattività degli anticorpi specifici Ig G su un ampio campione della popolazione italiana più precisamente   6879 soggetti (4551 femmine e 2328 maschi) dimostrando che le forme di reazione avversa agli alimenti più rappresentative sono quelle riscontrate nei confronti di lieviti, frumento, latticini e uova. Il nostro corpo ci manda continuamente segnali sullo stato di benessere psico-fisico e quelli che ignoriamo spesso sono tutti i segnali di “infiammazione da cibo” come mal di testa, stanchezza cronica, sonnolenza post-prandiale, reflusso gastroesofageo, colon irritabile, rinite, dermatite, eczema, ritenzione idrica, pesantezza degli arti inferiori.

Le principali cause di intolleranze sono: scorrette abitudini alimentari che portano a mangiare in modo ripetitivo; carenze di alcuni minerali; danni alla mucosa intestinale dovuti a patologie croniche gastro-intestinali e disbiosi (alterato equilibrio tra flora batterica buona e cattiva); il fatto che l’intestino non assolva più alla sua funzione di “filtro”, lasciando così passare macromolecole di tipo “non self” che vengono riconosciute come estranee dando luogo ad una serie di reazioni immunitarie atte a bloccare le sostanze stesse.  Si sviluppano così anticorpi che bloccano l’alimento in questione, e si dispongono sulla superficie della mucosa intestinale in modo da proteggerlo da una eventuale reintroduzione dell’alimento. Alla successiva introduzione del cibo in questione  si avrà un’aggressione verso questo che, se troppo intensa o troppo protratta nel tempo, può essere in grado di determinare una vera e propria patologia. Contaminanti, additivi presenti nell’ambiente e nei cibi, che debilitano il sistema immunitario e aumentano il livello di stress ossidativo e di radicali liberi.

L’intolleranza al glutine più nota e diffusa si definisce con il termine celiachia, come suggerisce l’AIC (Associaziana Italiana Celiachia) la celiachia è una patologia sistemica cronica a prevalente interessamento intestinale scatenata dall’ingestione di cereali contenenti glutine, in soggetti geneticamente predisposti. Il glutine è un complesso proteico presente in alcuni cereali, quali: frumento, segale, orzo, avena, farro, spelta, kamut, triticale. Dal 2005 la celiachia è riconosciuta malattia sociale  e si presenta con un quadro clinico piuttosto variabile, che va dalla diarrea profusa con marcato dimagrimento, a sintomi extraintestinali, quali anemia, astenia, ulcere del cavo orale, osteoporosi ecc, fino a complicanze molto gravi come il linfoma intestinale. La dieta senza glutine è l’unica terapia disponibile per la celiachia e va eseguita con rigore per tutta la vita, escludendo tutti gli alimenti che contengono glutine e riducendo il più possibile le contaminazioni cioè i rischi di “assunzione nascosta” di glutine a causa di comportamenti errati.

Le intolleranze, e in particolare quella al frumento, possono essere deputabili al fatto che il sistema digestivo umano non è stato progettato allo scopo di consumare questa sostanze in quantità così massiccia (oggi circa il 70% dell’apporto energetico totale è di glucidi) e al fatto che la soia e il mais sono a oggi le colture più geneticamente modificate. Va considerato, inoltre, che senza accorgecene consumiamo soia, mais e grano anche in forma di derivati, diventano spesso infatti additivi alimentari quali: sciroppo di mais ad alto fruttosio (HFC), olio di mais, olio di soia (idrogenati o raffinato),proteina di soia, farina di grano raffinata. Inoltre stiamo anche alimentando i nostri animali (polli d’allevamento e mucche) con mais e soia che finisce poi nei nostri corpi. Le mucche vengono alimentate prevalentemente con mais, negli allevamenti, anche se i loro sistemi digestivi son progettati per digerire erba e foraggio. Questa dieta innaturale altera il rapporto tra omega-6 e omega-3 e diminuisce anche i grassi sani. Ciò non succederebbe ad animali nutriti con erba e altri foraggi verdi. Stiamo alimentando anche pesci d’allevamento con mais e soia ed è uno dei motivi per i quali è meglio non acquistare pesce d’allevamento ma selvaggio che ha una dieta diversificata di piccoli pesci, vermi e insetti.